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In questo Blog parlo da anni di me attraverso il Cuore: nel suo pulsare c'è cosa mi piace, i miei sogni, le mie emozioni.
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Calipeidy è venuto una notte nei miei sogni, e mi ha detto:
"Mamy, fai girare il tuo Calipeidy". Il mio, il tuo Buon Cammino!

mercoledì 20 aprile 2011

Dio mio, se io avessi un cuore...

“Se per un istante Dio dimenticasse che sono una marionetta di stoffa e mi regalasse un pezzo di vita , probabilmente non direi tutto quello che penso, ma sicuramente penserei molto a quello che dico.
Darei valore alle cose, non per quello che valgono, ma per quello che significano.
Dormirei poco, sognerei di più; capisco che per ogni minuto che chiudiamo gli occhi , perdiamo sessanta secondi di luce.
Mi attiverei quando gli altri si fermano, e mi sveglierei quando gli altri si addormentano.
Ascolterei quando gli altri parlano e mi godrei un buon gelato al cioccolato.
Se Dio mi regalasse un pezzo di vita, vestirei in maniera semplice, mi sdraierei beato al sole, lasciando allo scoperto non solo il mio corpo ma anche la mia anima.
Dio mio, se io avessi un cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio e aspetterei l’uscita del sole. Dipingerei sulle stelle un sogno di Van Gogh, una poesia di Benedetti, e una canzone di Serrat; sarebbe la serenata che offrirei alla luna.
Annaffierei con le mie lacrime le rose, per sentire il dolore delle loro spine e l’incarnato bacio dei loro petali…..
Dio mio, se avessi un pezzo di vita….non lascerei passare un solo giorno senza ricordare alla gente che le voglio bene, che l’amo.
Convincerei ogni donna e ogni uomo che sono i miei preferiti e vivrei innamorato dell’amore.
Agli uomini dimostrerei quanto sbagliano nel pensare che si smette di innamorarsi quando si invecchia, senza sapere che si invecchia quando si smette di innamorarsi.
Ad un bambino darei delle ali, ma lascerei che impari a volare da solo.
Ai vecchi insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia ma con la dimenticanza.
Tante cose ho imparato da voi, uomini….
Ho imparato che tutti gli uomini vogliono vivere in cima alla montagna, senza sapere che la vera felicità è nella maniera di salire la scarpata.
Ho imparato che quando un neonato prende col suo piccolo pugno, per la prima volta, il dito di suo padre, l’ha afferrato per sempre.
Ho imparato che un uomo ha il diritto di guardare un altro uomo dall’alto, soltanto quando deve aiutarlo ad alzarsi.
Sono tante le cose che ho potuto imparare da voi, anche se più di tanto non mi serviranno, perché quando leggerete questa lettera starò morendo, infelicemente”.

Gabriel Garcìa Màrquez